Andymusic e` un trio formato da Manlio Maresca alla chitarra, Giulio Scarpato al basso elettrico e Enrico Morello alla batteria. Tre musicisti che gravitano attorno al circuito jazzistico nazionale ed internazionale, con frequenti incursioni in ambienti musicali anche estranei alle forme tradizionali.
Il trio nasce dall'esigenza di ritrasmettere quelle sonorita` un tempo appartenenti alla tradizione storica musicale del secolo passato, in un'era moderna, in una dimensione tendenzialmente elettrica, la quale vede invertire quasi i ruoli tra uomo e macchina. Poggiando i suoni su pavimentazioni ritmiche sdrucciolevoli, all'interno di strutture armoniche prestabilite, nelle quali si snodano risonanze acustiche completamente alterate di reminiscenze remote, ma sempre presenti nell'animo dei tre musicisti che rimescolano i suoni con tutti gli strumenti mentali e fisici a loro disposizione. Facendo insinuare il misterioso germe del margine d'errore, di un'inafferrabile imperfezione, dalla quale scaturisce una perversa curiosita` nella ricerca di soluzioni alternative che consentono ai musicisti di esplorare mondi sonori del tutto sconosciuti; dove la meccanizzazione diviene un'imprecisione umana, voluta e ricercata, data l'inesorabile natura dell'uomo tendente alle inesattezze e destinata a subire il tempo, elemento fondamentale della musica.
ENG
Andymusic is a trio made up of guitar player Manlio Maresca, electric bass player Giulio Scarpato and drummer Enrico Morello. All the three of them revolve around the Italian and international jazz circuit, ften venturing them into different (and far from traditional) music settings.
This act responds to a specific need: taking all that historically raditional sound material from the last century and instilling it nto a modern, mostly electric era, with man-machine roles basically nverted. Placing sounds on a rhythmically slippery flooring, inside efault harmonic structures with a totally altered echo of remote eminiscences, the three musicians shuffle their sounds with every ental and physical instruments at their disposal. They let the mysterious root of a mistake – a shifty imperfection – insinuate, thus riginating a perverse curiosity towards alternative solutions, giving ll players a chance to explore unknown soundscapes. Automation is urned into a desired and searched-for human vagueness, since the uman beings naturally tend to inaccuracy and are subjected to the passage of time – a fundamental element in music.