La meravigliosa Villa d’Este a Tivoli con le sue Sale, le sue fontane e i suoi giardini si rivela cornice perfetta per un progetto musicale ‘per la vita’. Stupore e inquietudine percuotono con le note le silenziose stanze di Mose’ e Noe’ colorandole con echi di bebop e cool jazz, misteriosi suoni che rievocano antiche glorie, immacolate in tutta la loro bellezza.
Disco d’esordio in trio per il giovane e talentuoso contrabbassista Dario Germani accompagnatodagli ottimi musicisti Stefano Preziosi al sax contralto e Luigi Del Prete alla batteria, impreziosito dallapresenza del solismo e della travolgente personalita’ del prolifico tenorsassofonista Max Ionata sualcuni dei brani dell’album “For Life”. Emerge chiaramente l’esigenza del trio di creare un pontetra le varie epoche. A riprova di ciò la scelta di Villa D’ Este (residenza del compositore ungherese Fransz List) come luogo della sessione di registrazione. Dal punto di vista strettamente musicale si denota un chiaro interesse alle composizioni del periodo BeBop (Crepuscule with Nellie; Little Willie Leaps; Bud on Bach); al Cool Jazz (Late Lament) e alla forma blues di Yusef Lateef (For Life). I
tre brani originali hanno caratteristiche diverse ma accomunati dalla stessa originalità melodicoespressiva pur rimanendo nelle forme tradizionali.
NOTE DI COPERTINA a cura di Giovanni Tommaso
“La formula del sax Trio pianoless è una delle più impegnative.
Le ragioni sono ovvie, per far funzionare la musica, che a parer mio rimane sempre
l’obbiettivo primario, i tre musicisti devono essere in possesso di un’ autonomia ritmica e armonica tale da dividersi il compito, non solo dell’affidabilità, ma della imprescindibile creatività.Forse per questo motivo in questo disco sento un sincero impegno a calarsi in questo ruolo, andando a pescare nel proprio intimo onestà e creatività, ovvero l’essenza del Jazz. Certo Max Ionata, le cui doti conosco bene per essere stato più volte ospite nei miei gruppi, rappresenta per il pur bravo Stefano Preziosi, il classico “cliente scomodo”. Infatti Max dimostra la sua costante maturazione che l’ha portato nell’olimpo dei sassofonisti italiani. Dal canto suo però, Stefano mostra un grande feeling e un’espressività sorprendenti, per chi, come me, confessa di ascoltarlo per la prima volta. Il suo cool jazz sound (di Desmondiana memoria) nel proporre un fraseggio a tratti molto contemporaneo, produce una miscela interessante e direi di una certa originalità. La ritmica sembra ben rodata. Il batterista Luigi del Prete, è molto funzionale e cura molto le dinamiche, mostrando nel solo quell’energia che credo, volutamente, usa con discrezione.‘Last but not least’, complimenti a Dario Germani ! Essere il leader ideatore di questo progetto discografico, cercare di dare un’impronta alla registrazione, comporre tre brani e suonare il contrabbasso, non era un compito facile, ma se l’è cavata benissimo. E a proposito di cavata, Dario è un vero bassista, solido e affidabile, con quel bel ‘old fashion’ sound che si sposa così bene ad un progetto di questo tipo. I suoi interventi solistici mi dicono quanto ami questa musica e questo modo semplice e diretto di proporla. Bravo Dario, bravi tutti !”